Otto anni fa aprivo il dominio di Colpo di Tacco. Tra articoli, post, discussioni, gol subiti e realizzati, sfottò e discussioni, chiacchiere e incontri… il tempo è decisamente volato. Sembra ieri!

Ché dire… magari arriviamo a 16 anni!
Otto anni fa aprivo il dominio di Colpo di Tacco. Tra articoli, post, discussioni, gol subiti e realizzati, sfottò e discussioni, chiacchiere e incontri… il tempo è decisamente volato. Sembra ieri!
Ché dire… magari arriviamo a 16 anni!
Sono passati cinque anni da quando ho deciso di aprire il blog e di far nascere Colpo di Tacco. Il 2 gennaio del 2014 tagliavo il nastro di questo luogo virtuale, che immaginavo come un mix tra una piazza e un bar dello sport… dove tutti potessero dire la loro!
Credo – nel mio piccolo – di esserci riuscita, almeno per un certo periodo di tempo. Un tempo in cui qui c’era un via e vai continuo, con discussioni e scambi di battute più o meno colorite. Un tempo in cui ci si incontrava virtualmente sotto i miei post, ci si sfotteva e si rideva tanto. Un tempo in cui tra queste pagine si aggiravano gnocchi e bellezze da blogger. Un tempo, forse, oramai passato.
Ho aperto questo blog in un periodo della mia vita in cui ero un po’ smarrita e questo luogo è stato il mio rifugio e Colpo di Tacco il mio alter ego. In questi cinque anni sono successe tante cose e tanti cambiamenti ci sono stati: dalla casa al colore dei capelli, dal lavoro al mio modo di affrontare la vita. Ho imparato persino a parlare! (almeno un po’).
E anche se non sarà vivo come anni addietro (in primis per una questione di tempo) non lascerò morire questo spazio e cercherò anche quest’anno di tenerlo in vita, sempre con il mio modo scanzonato e divertente… o quantomeno ci proverò! Sono troppo affezionata a lui, a quello che ha rappresentato e a quello che mi ha dato in tutto questo periodo.
Quindi non mi resta che auguragli 100 di questi anni! Auguri Colpo di Tacco.
E’ tanto che non aggiorno questo blog: il poco tempo, la poca ispirazione e anche, lo ammetto, la poca voglia. Ho anche pensato di chiuderlo, ma per ora non ce la faccio. Ha rappresentato per me un luogo importante per un periodo della mia vita. In certo senso mi ha salvato: avevo preso una difficile e sofferta decisione lavorativa e ero un po’ allo sbando. Qui ho potuto continuare a scrivere, soprattutto a scrivere di ciò che mi piaceva, era uno spazio tutto mio. E lo sentivo veramente mio.
Mi ha permesso anche di scoprire un mondo per me sconosciuto, quello delle amicizie online. E di conoscere persone interessanti. Persone che avrei potuto avere come amici nella vita reale o, che invece, nella vita reale non avrei mai preso in considerazione per distanze mentali, emotive, di visione di vita o anagrafiche. Il blog invece ha azzerato tutto. Paradossalmente ha ridotto le distanze. Alcune di queste persone le sento ancora, altre no. Per quelle che se ne sono andate mi dispiace molto, perché a loro modo hanno riempito la mia vita, la mia testa e parte del mio cuore, per diverso tempo. Mi hanno fatto superare limiti, paure, chiusure e persino, in qualche modo, fatto cambiare colore di capelli. Ma le cose passano e cambiano… ed è giusto così.
Non so nemmeno perché scrivo queste cose, odio essere noiosa, ma ho avuto degli attacchi di nostalgia per questo mondo e per la gente che ne faceva parte. Ho un cuore anche io, sapete!
Mi manca lo scambio quotidiano di commenti, di scemate e di post che si facevano qui. Mi mancano le discussioni con alcune persone che frequentavano questo spazio. Mi mancano gli sfottò sul calcio, le chiacchiere da bar e lo scambio – più o meno colorito – di idee.
Il blog era diventato tutto questo, così come molti altri che frequentavo. Una sorta di appuntamento quotidiano con tutti voi. Iniziavano conversazioni che duravano anche giorni o a “casa” di uno o a “casa di un altro”. Insomma, tutta questa caciara mi manca molto.
Quando raramente entro in WordPress e scorro i post dei vari blog, pochi ne riconosco. Non sono più le “facce amiche” di un tempo. Spesso mi chiedo: ma che fine avranno fatto? Perché anche loro hanno smesso di aggiornare il blog? Chissà come starà Tizio o chissà che combina Caio?
Ok, basta menate… per ora io sono qui, con la flebile speranza di tornare a qualche anno fa – povera illusa – o magari di creare qualcosa di altrettanto bello. Oppure, quella parte di vita è finita ed è giusto così. Oddio, tra un po’ mi metto a piangere da sola… ho la lacrima facile ‘sto periodo.
Vabbè… la fine partita è rimandata. Giocherò ancora. O almeno ci proverò quando ne avrò il tempo.
Intanto stasera gioca il Milan in Coppa Italia… speriamo bene! Io da vera amica quale sono, guarderò la partita con un occhio solo.
“Stasera vengo da te. E’ tanto che non ci vediamo”
“Ok”
“Ah, già, ma c’è il Milan”
“Non importa… basta che me la fai guardare con un occhio”
“Per me la puoi guardare anche con tutti e due… tanto io bevo”
… che bello avere amiche così!
Se c’è una cosa che ho imparato da questi anni di blog è che, qualunque squadra tifi o da qualunque parte dell’Italia abitanti, quando perde la Juventus sei contento. Ovviamente, juventini esclusi. In pratica, se non sei bianconero, sei anti – bianconero. Una sorta di alleanza che va al di là del tifo per la propria squadra e che converge in un’unione verso un “nemico” unico: la Juventus.
Quando la Juve perde sono tutti contenti. Non ho mai, e dico mai, trovato uno che dicesse: “Mi dispiace, perché alla fine si meritava di vincere”. Mai successo. La Juventus, o la ami o la odi. E se la odi, la odi davvero.
È un fenomeno sociale che andrebbe studiato. Perché, bene o male, le squadre che di cui non sei tifoso, comunque le tolleri.
L’Inter la prendi in giro e la compatisci. Tanto, la maggior parte delle volte, fa tutto da sola.
Napoli, Roma e Fiorentina tutto sommato, fanno simpatia. Almeno quando non vincono contro il Milan.
Lazio, Atalanta e Chievo non le amo particolarmente, ma non gioisco se perdono. È indifferente.
Sulle altre sono neutrale. No esulto quando vincono e non godo quando perdono.
Ma quando si tratta della vecchia Signora tutto cambia: nessuno è neutrale, nessuno è indifferente. Persino chi non segue il calcio – ho prove di quello che dico – è anti-juventino. Forse perché il vincente è spesso antipatico, forse perché ha la nomea di rubacchiare…
Fatto sta che, questo andamento l’ho notato in molte persone, sia nelle chiacchiere da blog che in quelle reali. Non importa se sei genoano o napoletano… quando perde la Juventus si festeggia. È una regola. Una religione. Amen.
Il problema è che festeggiano più loro… degli altri!
Con la mia amica Cippy, alcuni commenti fa, parlavamo degli uomini e del loro tifo calcistico. Lei mi “augurava” di trovare un fidanzato juventino o ternano. Ecco, dal mio punto di vista, un augurio così non lo farei nemmeno al mio peggior nemico. Ma lei è romanista… che ne può sapere. E’ come se io le augurassi di sposare un laziale o uno juventino (chi può dirlo, magari lei lo farà!).
Amici tifosi della Juve ne ho, ma fidanzati mai avuti… nemmeno un’innocua cotta. Per quanto riguarda i ternani, zero su ogni fronte. Ma voglio precisare che è solo un caso: non è che li ho evitati apposta. O forse è il sangue che proprio me li tiene lontani.
Inter e Milan sono state le mie scelte, oppure gli atei. Certo, mai dire mai nella vita, ma essendo una tifosa praticante mi sarebbe difficile avere a che fare sentimentalmente con dei tifosi praticanti di prima linea di Ternana o Juve. Sarebbe anche una mancanza di rispetto verso mio padre! Si chiederebbe, che fine hanno fatto i suoi insegnamenti. Il weekend, inoltre, sarebbe un litigio continuo… insomma, meglio ateo (di calcio) che juventino.
Ora però mi rivolto a voi: con quale “nemico calcistico” non andreste mai a letto? Oppure siete della filosofia… levata la maglia, chissenefrega?
*Questa foto non c’entra molto col post, ma mi è capitata sotto mano mentre giravo nel web e non potevo non mostrarvela. Questo tipo si è spostato con la divisa dell’Arsenal… un idolo!
La foto del matrimonio
A quelli che non hanno le loro squadre nel torneo internazionale e stasera si chiedono “Mo che faccio?”
A quelli che non ce le hanno mai avute e a quelli che “chissà quando torneremo a giocarla”.
A quelli che la musica “The Championssss” oramai l’ascoltano solo se si sforzano a guardare un’altra squadra.
Tutti la vogliono… ma solo uno la prende
A quelli che il martedì e mercoledì possono andare al cinema e a cena fuori tranquillamente.
A quelli che erano abituati a giocarla e ancora vivono di ricordi. A quelli che ne hanno vinte sette o hanno fatto il triplete.
A quelli per cui la Champions è durata come uno starnuto. A quelli che “quest’anno l’obiettivo è la Champions” o “quest’anno è l’anno giusto”.
A quelli che oramai le coppe le guardano solo in bacheca e a quelli che da vicino non le hanno mai viste.
A quelli che sperano di tornare a far parte delle mejo d’Europa e a quelli che in Europa non saranno mai i mejo.
A quelli che… basta che non vinca anche quest’anno una spagnola. A quelli che… basta che non la vinca la Juve.
Insomma, a tutti quelli che amano il calcio e vuoi o non vuoi un occhio alla partita glielo danno, che ci sia la loro squadra o no.
Buon Champions League a tutti!
Sampdoria-Genoa, il derby delle lanterna visto con un occhio diverso da gabriarte, che mi ha regalato questo bel disegno. Perché il calcio sa essere anche un’opera d’arte da ammirare. E il derby di Genova spesso lo è.
…e che vinca il migliore!
A grande richiesta posto la registrazione della puntata di Pinocchio su Radio deejay dove ho parlato del blog.
Nonostante la voce bassa e la tosse in agguato è andata piuttosto bene. La mia paura era che da Colpoditacco, diventavo colpo di tosse… invece non è andata così!
E’ stato breve ma intenso… non tutti lo possono dire!
Buon ascolto (se non volete sentire tutta la puntata andate al minuto 82′ circa)
I dati di rilievo sono stati ormai sciorinati quasi tutti. Per questo il blogger Serate cinematografiche ci ha fatto la sua personale analisi di Liverpool-Borussia Dortmund.
Due tifoserie simili per temperamento, unite da una canzone incisa nel 1945 dal duo Rodgers/Hammerstein e attecchita poi sull’estuario del fiume Mersey nella sua versione del 1963, targata Gerry and the Pacemakers.
Una rockstar travestita da allenatore (o viceversa) che guidò per sette anni una delle due squadre, portandole in bacheca sei trofei tra cui un bis di titoli nazionali che non si vedeva da sedici anni e una finale di Champions League.
E che ora siede sulla panchina dell’altra squadra.
Due team piuttosto giovani e affamati con guide nuove. Uno scontro bestiale, i Liver Birds contro le Api.
Certi, vista la progressione del match, hanno addirittura rivangato Istanbul, probabilmente la finale di Champions League più pazza della storia.
Almeno, di quella recente sicuramente: una favola il cui (per alcuni) lieto fine è stato scritto da una delle compagini più scarse quanto tenaci mai affermatesi al termine di una grande competizione per club.
Questo parlando in generale. Continua a leggere
Premetto che il titolo è stato gentilmente concesso da Gintoki, che ha visto bene di rimarcare, con questa battuta, la “broccolaggine” dei giocatori del Milan.
Premetto anche un’altra cosa: oggi volevo scrivere del film che faranno sul Leicester – va be’ lo farò domani – ma l’attualità mi riporta alla realtà e quindi devo parlare del “caso Milan”.
Anche questa volta a pagare è sempre uno, il solito: l’allenatore. La legge non scritta del mondo del calcio ha fatto un’altra vittima, Sinisa Mihajlovic. Che qualche responsabilità potrà pure averla sotto il profilo tattico, soprattutto a inizio stagione. Cambiava formazione ogni domenica, ma poi le cose hanno cominciato a stabilizzarsi, a trovare se possibile, un equilibrio.
Brocchi lo vedo entusiasta del suo nuovo ruolo
Non è colpa di Mihajlovic se Balotelli, tanto per fare un esempio, non riesce a buttarla dentro da due metri, come accaduto sabato con la Juventus o se ha deciso di iniziare a giocare ad aprile. E non è colpa di Mihajlovic se il club spende milioni per ricostruire dopo annate disastrose con acquisti (Cerci, Bertolacci e via dicendo) che aggiungono poco nei reparti più carenti, come il centrocampo.
Il serbo ha fatto quello che ha potuto con il materiale umano a disposizione. Solo che se i giocatori, pochi quelli all’altezza della storia recente rossonera, remano contro o non possono dare più di tanto per evidenti limiti – l’età, la tecnica – la colpa non può essere esclusivamente del timoniere. Una società avveduta, intenzionata davvero a ripartire con un progetto a lunga durata, avrebbe dovuto fare mea culpa. Ma dalle parti di Milanello la bussola l’hanno persa da un pezzo.
Ora il povero Brocchi si brucerà la carriera e farà la fine di Inzaghi, perché non credo che in un mese possa cambiare chissà che. Come ha detto Trapattoni: “non è che cambiando i bottiglioni il vino cambia”.