Che sapore ha Milan-Juve?

Milan-Juve per me ha un sapore sempre particolare. Un sapore agrodolce, un sapore d’infanzia e di sfida infinita.

Forse perché…

-si scontrano la squadra che amo di più, contro quella che “odio” di più

-è stata la prima gara che ho visto a San Siro

-ho diversi amici juventini e gli sfottò assumono un sapore tutto particolare

-potrei simpatizzare per qualsiasi altra squadra, ma MAI per la Juve (be’ nemmeno per l’Inter e la Ternana)

-guardare la partita con il mio amico juventinissimo è sempre uno spasso e stasera andrò da lui con la maglia del Milan. Avrei preferito un campo neutro, perché certo, andare proprio nella tana della zebra non è una grande idea, ma dalla mia c’è che, le ultime partite della Juve che ho visto con lui, i bianconeri hanno sempre perso. Va bene giocavano contro Barcellona e Bayern Monaco… ma il risultato è lo stesso!

-tra le regole fondamentali di vita con cui sono stata cresciuta, c’è nella lista, tra il “sii sempre educata” e “mangia”… “non si tifa la Juve”

-nonostante tutto resta sempre una grande sfida. Non più elettrizzante come negli anni passati, causa distanza di classifica, ma pur sempre interessante. Almeno speriamo.

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Emma e Leon sono pronti per la serata. Almeno non si potrà dire che a San Siro non c’è un cane!

L’imprevedibile virtù dell’essere Higuain (Gintoki dice la sua)

Quindici anni fa lessi su un diario al liceo: “Il destino è la strada che separa la rassegnazione dall‘ostinazione”. A parlare è Gintoki, che da napoletano ci racconta Higuain.

La strada di Gonzalo Higuain di questa stagione parte il 31 maggio 2015, al minuto 31 del secondo tempo. In campo Napoli e Lazio si stanno giocando l’accesso ai preliminari di Champions League. Il punteggio è 2 a 2, dopo che i biancocelesti nel primo tempo avevano segnato con Parolo e Candreva i gol che sembravano aver chiuso al Napoli ogni speranza. Higuain aveva rimesso la partita in equilibrio e, al summenzionato minuto 31, sul dischetto del rigore aveva davanti il pallone per completare l’opera di rimonta. Come nei migliori film, essere l’eroe che salva la baracca, il condottiero che si erge a trascinare i suoi fuori dal pantano verso la vittoria.

Dato che lo sport, per fortuna o purtroppo, non è un’invenzione di Hollywood, l’esito è stato diverso e quel rigore è finito in Curva. La Lazio poi vinse l’incontro per 4 a 2.

Udinese Calcio v SSC Napoli - Serie A

Da quel momento sarebbe potuto accadere di tutto. Stampa e opinionisti hanno spesso lasciato spazio alla fantasia nelle loro analisi. Higuain scontento. Higuain va via da Napoli. Higuain stanco dell’ambiente. Higuain sconfortato dal non vincere. Higuain rassegnato.
La strada di Higuain quest’anno è stata invece quella dell’ostinazione. Del perseguire col tentare di scrivere il finale di quel film e vincere a Napoli. Ad avviso di chi scrive, la testardaggine è un marchio caratteriale che rappresenta l’intera sua storia sportiva. E anche quella personale, visto che da bambino sconfisse una meningite fulminante. Continua a leggere

La “Febbre a 90” di Zeus (ecco il suo Arsenal)

L’Arsenal di Zeus… anche gli dei tifano!

Parlare di FC Arsenal significa discorrere di una squadra che, tolti i fasti del periodo degli Invincibili, immancabilmente stazionerà nel terzo/quarto posto della Premier League e si impantanerà ai quarti della Champions League (quando ci arriva). Parlare di FC Arsenal comporta guardare le grandi del calcio prendere i riconoscimenti che meritano e tirarsi su il morale, quando l’impresa riesce, con FA Cup e Community Shield. Riconoscimenti da poco, lo so, ma per una squadra che, in potenza, è un gioiello… beh, significa solo farsi prendere il fegato e triturarlo.
Una particolarità dei Gunners? La nomea di aver fatto da nave-scuola/trampolino per una pletora di giocatori che, adesso, stanno facendo la fortuna in squadre avversarie (Man City, United, Tottenham etc etc).
Tolto Ferguson, che ormai è nel Valhalla dei grandissimi allenatori di una squadra inglese, il più longevo allenatore è rimasto Arsène Wenger.
Dicono di lui: “bravissimo, ma odia in maniera viscerale perdere“. Ormai deve averci fatto il callo (non vince qualcosa di significativo da epoche), anche se c’è sempre un Mourinho a caso che riesce a prenderlo per il culo tanto da farlo uscire di testa.
A parte queste considerazioni varie ed eventuali, cosa si può dire della squadra? Grande scuola calcio, ottimo sviluppo dei giovani (forse una delle pochissime, insieme al Barcellona e le squadre di pedigree inferiore, ad utilizzare in maniera estensiva i giovani del proprio vivaio e i giovani in generale), gioco spumeggiante ma poco concreto e un’ostinazione verso il 4-2-3-1 che è quasi stoica.
Partiamo con la squadra, anche se è difficile trovare una formazione base (visti i tantissimi infortuni e i cambi di posizione dei giocatori).

PETR CECH  – PORTIERE
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In porta metto Petr Cech, anche se per “anzianità” nell’Arsenal dovrei mettere David Ospina. L’ex numero 1 del Chelsea  è stato scaricato senza troppi complimenti (ma facendosi pagare profumatamente) per far posto a quel fenomeno di Courtois. Chi ha comprato l’esperienza di Cech? L’Arsenal.
Diciamolo subito: i Gunners, in porta, non hanno mai avuto un campione neanche a pagarlo oro. Dopo Seamann, Lehmann e i due polacchi (di cui uno in prestito alla Roma), ecco fare la sua comparsa il portierone ceco. Un portiere solido, non molto spettacolare, ma che riesce a trasmettere sicurezza, esperienza e robustezza ad una linea difensiva che, da sempre, balla più di una zattera nel mare in tempesta.

HÉCTOR BELLERIN – TERZINO DESTRO
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La fascia destra, per molti anni, è stata battuta da Sagna (nazionale francese, ora ai nemici del Man City) e questo ha portato a diversi dubbi sulla sua successione. Chi prendere? Chi può avere le caratteristiche del francese: polmoni d’acciaio, sovrapposizioni e avanti-indietro come un pendolino? La prima scelta è stata Debuchy (dal Newcastle – adesso in prestito), ma l’esplosione del giovane Héctor Bellerin ha convinto tutti. Lo spagnolo è arrivato sulla fascia destra e l’ha tenuta con i denti, portando in dote una maturità sorprendente per i suoi 21 anni.

LAURENT KOSCIELNY – CENTRALE DIFENSIVO
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Perso capitan Vermaelen (compagno di tante battaglie e passato a spolverare la panchina al Barcellona), uno dei baluardi della difesa dei Gunners è questo francese. Koscielny è un difensore che mi piace: veloce, reattivo e, quando ci scappa, riesce anche a farsi trovare nel posto giusto per un colpo sotto porta. Ha, come da tradizione Arsenal, un difetto: leggerezza assoluta o troppa foga. Dipende. La solidità mentale non è mai stata una delle protagoniste dell’Arsenal e da qua si spiegano cappelle e svarioni da farti bestemmiare in tutte le lingue.
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A letto con la Gazzetta…

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Anche io ho voluto festeggiare i 120 anni della Gazzetta dello Sport… perché, è bene che si sappia. Anche le donne leggono la Gazzetta! Quindi: giornale, tivù e letto… che super domenica!

Siamo volpi, costruiamo miracoli… parola di Fra

Fra ci racconta la favola del Leicester… buona lettura!

Il Leicester City Football Club è un’onesta società di calcio inglese che da centotrentadue anni si barcamena come meglio può per garantirsi una serena sopravvivenza nei campionati professionistici d’oltremanica. Le tre vittorie in Coppa di Lega (la versione sfigata della F.A. Cup) e i sette titoli della seconda divisione inglese (la nostra Serie B) sono gli unici allori di un palmarès non particolarmente esaltante. A questo tranquillo team delle Midlands non fu concessa nemmeno la gloria di un qualche trionfo agli albori del football – in perfetto stile Pro Vercelli, la quale, giova sempre ricordarlo, ha vinto più scudetti di Roma, Lazio, Napoli e Fiorentina.

Il 26 dicembre del 2014 il neopromosso Leicester (che si pronuncia /lɛstər/, ovvero lèster, e non lèisester) era ultimo nella Premier League, con 10 punti in 18 partite. Con un piede e mezzo in Championship, insomma. Ebbene, grazie a sette vittorie e un pareggio nelle ultime nove partite, il Leicester fece un vero e proprio miracolo sportivo e chiuse con un lussuoso 14° posto.

Oggi, a sette giornate dalla fine della Premier League 2015-16, il Leicester City Football Club è primo con cinque punti di vantaggio sul Tottenham, undici sull’Arsenal e quindici sul Manchester City (Gunners e Citizens hanno una partita in meno). È un po’ come se l’Atalanta guardasse dall’alto Juve, Napoli e Roma. È qualcosa di assurdo. Ed è la cosa più bella, sportivamente parlando, che abbia mai visto da quando seguo il gioco del pallone.

Non è scontato che questi eroi vincano la Premier League. Però mi piacerebbe comunque presentarvi gli undici giocatori – l’allenatore, Claudio Ranieri, lo conoscete già – che stanno macinando punti dall’aprile 2015. Sono undici, sì, perché di turnover a Leicester, salvo infortuni e squalifiche, non si parla manco per scherzo. E ovviamente la formazione è un semplice, puro, nostalgico 4-4-2.

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Portiere: Kasper Schmeichel (#01)
Sì, esatto, è il figlio dello Schmeichel campione di tutto con il Manchester United. Paradossalmente, Kasper ha fatto le giovanili con il Manchester City – ma con i Citizens ha giocato soltanto otto partite di Premier. Prestiti in giro per l’Inghilterra, poi una stagione al Notts County e una al Leeds. Dal 2010 difende la porta del Leicester con una certa sicurezza. Certo, la vaccata occasionale ogni tanto la fa pure lui: proprio nel 2010 si fece espellere per doppia ammonizione nel giro di due minuti per avere 1) ritardato l’esecuzione di un calcio di rigore e 2) allontanato la palla dopo il gol su rigore subito. Su Twitter scrisse: “Ero girato, mica l’avevo visto il primo giallo!”. Epico.

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Terzino destro: Danny Simpson (#17)
Perché pure il Leicester ha il suo bad boy, un umile terzinaccio con più tatuaggi che cross riusciti in stagione. Anche per lui giovanili a Manchester, sponda United però. Anche per lui prestiti in ogni dove, fino all’arrivo a Newcastle, dove il prestito si trasforma in trasferimento definitivo. Il contratto scade, Simpson finisce al derelitto QPR e poi, dal 2014, al Leicester. Gli highlight della sua carriera sono 1) quella volta che fu rinvenuto privo di sensi dopo una rissa a Manchester (2013) e 2) quella volta che aggredì la sua (allora) fidanzata e si prese 300 ore di lavori sociali. Gli ordini di Ranieri sono chiari: fare meno danni possibile.

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Dif. centrale destro: Wes Morgan (#05)
Non so voi, ma io col caro vecchio Wes non ci vorrei litigare. Trentadue anni, di cui dieci passati nel Nottingham Forest, e un bicipite esplosivo – incredibile ma vero, la fascia di capitano che indossa per ora non si è mai spezzata. Una testata qui, un piedone là, quest’anno Morgan è stato quasi insuperabile: a oggi sono ben 13 le partite in cui il Leicester non ha preso gol. E questo buttafuori prestato al calcio, nonché capitano della nazionale giamaicana, ha fatto la sua parte.

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Dif. centrale sinistro: Robert Huth (#06)
A far compagnia a Morgan nel cuore della difesa c’è un altro armadio a otto ante. A 17 anni il tedescone (1.91 m) arriva al Chelsea con grandi aspettative. Ma, ohibò, dal nulla spunta Roman Abramovič, il quale nel 2003 compra mezzo mondo: al giovane Robert vengono concesse poche opportunità, anche perché davanti a lui ci sono Terry, Gallas e Carvalho. Nel 2006 lo acquista il Middlesbrough, dove giochiccia per tre stagioni. Poi arriva lo Stoke City che, con Tony Pulis al timone, diventa l’emblema del calcio inglese (degli anni ’80): quattro marcantoni in difesa, due mastini in mezzo al campo e tanti lanci lunghi e cross per il pennellone di turno in attacco (es: Peter Crouch). Dopo un paio di stagioni con svariati infortuni, nel febbraio 2015 lo compra il Leicester, nel disperato tentativo di rattoppare una difesa colabrodo. Ora come ora, nonostante la desolante lentezza, è uno dei migliori centrali della Premier League. Mistero.

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Da grande voglio fare la wags…

Gli inglesi lo chiamano wannabe wags ed è la massima aspirazione delle ragazze tra i 18 e i 24 anni. Voler essere le wags del futuro, cioè le fidanzate/mogli/accompagnatrici dei calciatori più famosi e più pagati della Premier League. Perché trovare un lavoro normale? Questo può essere un lavoro vero e proprio… o meglio un investimento. In un certo senso ti fai una posizione… o ti fai fare in tante posizioni.

Ecco, il mondo fatto di apparenza, esteriorità, corruzione, sesso, alcol, droghe e ammiccamenti. Il “Sun” ha raccontato questo mondo, dove tutto è lecito, «pur di passare una notte ubriache con un calciatore prima di essere messe da parte per il prossimo wannabe».

«Quando c’è un calciatore in arrivo in un noto locale, parte un piano d’azione – spiga il giornale inglese -. La pr incaricata chiama tutte le ragazze più carine della zona, quelle che amano la vita notturna e un mondo fatto di leggerezza. Loro mettono le tette bene in vista con vestiti succinti, arrivano anche a corrompere i buttafuori per avere un posto in prima fila davanti ai privée dei calciatori e sono disposte a tutto. Anche a fare sesso in un luogo appartato, anche a farsi pagare per capriccio. Tutto pur di apparire e pur di farlo al fianco di un top player».

Per chi fosse in ascolto e fosse interessata, ecco i luoghi della caccia: il Libertine a Londra, il Panacea a Manchester, il Kingdom a Liverpool, il Mechu a Birminham.

Katie Salmon, in una delle foto in cui è più coperta

Il copione è sempre lo stesso: le ragazze invitate o imbucate alle serate più accattivanti, puntano la preda e sono disposte a tutto pur di averla. Può accadere così che una modella come Katie Salmon tiri fuori una tetta in pieno giorno al Cheltenham Festival dopo essere stata invitata in tribuna vip dai calciatori Samir Carruthers e James Collins.
Può accadere di tutto: «Quando arriva un calciatore – racconta una ragazza di 22 anni al Sun – è una guerra a chi se lo accaparra per primo. Siamo disposte a tutto anche perché sappiamo che soltanto una di noi lo avrà. Se ho visto qualcuno fare sesso? Certo, capita spessissimo e in luoghi appartati, è tutto organizzato al dettaglio».

Nella prossima vita voglio fare la wags? Voi no?

 

*Ok, ho affrontato un argomento impegnativo e mi scuso per il “peso del post”… mica si può parlare sempre di cose frivole! Mica potevo parlare dalla disfatta del calcio italiano in Europa o dei banali sorteggi di Champions?

Bayern-Juve… sono già qui!

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Cari juventini, io sono pronta per stasera… sono qua e vi aspetto fuori dallo stadio! Voi siete pronti? Serve una bella partita per passare, dopo il 2-2 dell’andata… sarete in grado di farla? Vedremo…

Ibra, le magnifique

Io adoro quest’uomo. Adoro le sue frasi, oltre che i suoi gol. Non avrà vinto la Champions League o il Pallone d’oro come Messi e Ronaldo, non vincerà mai un mondiale, ma è un vero protagonista e personaggio del calcio moderno. Il suo modo di fare mi fa impazzire.

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Ha vinto l’ennesimo campionato con il Paris Saint Germain, con ben otto giornate d’anticipo: che dire il campionato francese è proprio avvincente… e poi se n’è uscito con una delle sue frasi: “Se al posto della Torre Eiffel mettono una mia statua, resto al Psg”. 

Ovviamente, a uno come Ibra risponde anche la Torre Eiffel, che dal suo profilo Twitter ufficiale gli ha detto: “Mi piace molto il tuo umorismo Ibrahimovic e la vista di Parigi è così bella da qui, ma la Torre sono io”.

Ora ci divertiamo un po’… voi, amici lettori, quale calciatore mettereste al posto di un monumento?

Totti il Colosseo, Maldini o Rivera il Duomo di Milano, Zanetti o Mazzola il Castello Sforzesco, Del Piero o Platini la Mole Antonelliana, Maradona il Maschio Angioino… a voi le scelte!

Beviamoci su… con Ivano

-Cari amici, auguro a tutti voi di raggiungere i vostri obiettivi guardando il mondo sottosopra; vi auguro di riuscire a smascherare l’illusione che i sogni non siano solidi, usandoli come punto d’appoggio per darvi lo slancio; vi auguro di arrivare puntuali all’incrocio fra la vostra volontà e quella del destino. Insomma, vi auguro di segnare un gol in rovesciata, come ho fatto io. Allora, che te ne pare?

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-Ma scusa, non potresti offrire da bere e basta, come fanno tutti?

 

Credo che il pensiero, che ci ha regalato Ivano f, sia perfetto per iniziare questo weekend, che sia calcistico e non…