Siamo volpi, costruiamo miracoli… parola di Fra

Fra ci racconta la favola del Leicester… buona lettura!

Il Leicester City Football Club è un’onesta società di calcio inglese che da centotrentadue anni si barcamena come meglio può per garantirsi una serena sopravvivenza nei campionati professionistici d’oltremanica. Le tre vittorie in Coppa di Lega (la versione sfigata della F.A. Cup) e i sette titoli della seconda divisione inglese (la nostra Serie B) sono gli unici allori di un palmarès non particolarmente esaltante. A questo tranquillo team delle Midlands non fu concessa nemmeno la gloria di un qualche trionfo agli albori del football – in perfetto stile Pro Vercelli, la quale, giova sempre ricordarlo, ha vinto più scudetti di Roma, Lazio, Napoli e Fiorentina.

Il 26 dicembre del 2014 il neopromosso Leicester (che si pronuncia /lɛstər/, ovvero lèster, e non lèisester) era ultimo nella Premier League, con 10 punti in 18 partite. Con un piede e mezzo in Championship, insomma. Ebbene, grazie a sette vittorie e un pareggio nelle ultime nove partite, il Leicester fece un vero e proprio miracolo sportivo e chiuse con un lussuoso 14° posto.

Oggi, a sette giornate dalla fine della Premier League 2015-16, il Leicester City Football Club è primo con cinque punti di vantaggio sul Tottenham, undici sull’Arsenal e quindici sul Manchester City (Gunners e Citizens hanno una partita in meno). È un po’ come se l’Atalanta guardasse dall’alto Juve, Napoli e Roma. È qualcosa di assurdo. Ed è la cosa più bella, sportivamente parlando, che abbia mai visto da quando seguo il gioco del pallone.

Non è scontato che questi eroi vincano la Premier League. Però mi piacerebbe comunque presentarvi gli undici giocatori – l’allenatore, Claudio Ranieri, lo conoscete già – che stanno macinando punti dall’aprile 2015. Sono undici, sì, perché di turnover a Leicester, salvo infortuni e squalifiche, non si parla manco per scherzo. E ovviamente la formazione è un semplice, puro, nostalgico 4-4-2.

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Portiere: Kasper Schmeichel (#01)
Sì, esatto, è il figlio dello Schmeichel campione di tutto con il Manchester United. Paradossalmente, Kasper ha fatto le giovanili con il Manchester City – ma con i Citizens ha giocato soltanto otto partite di Premier. Prestiti in giro per l’Inghilterra, poi una stagione al Notts County e una al Leeds. Dal 2010 difende la porta del Leicester con una certa sicurezza. Certo, la vaccata occasionale ogni tanto la fa pure lui: proprio nel 2010 si fece espellere per doppia ammonizione nel giro di due minuti per avere 1) ritardato l’esecuzione di un calcio di rigore e 2) allontanato la palla dopo il gol su rigore subito. Su Twitter scrisse: “Ero girato, mica l’avevo visto il primo giallo!”. Epico.

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Terzino destro: Danny Simpson (#17)
Perché pure il Leicester ha il suo bad boy, un umile terzinaccio con più tatuaggi che cross riusciti in stagione. Anche per lui giovanili a Manchester, sponda United però. Anche per lui prestiti in ogni dove, fino all’arrivo a Newcastle, dove il prestito si trasforma in trasferimento definitivo. Il contratto scade, Simpson finisce al derelitto QPR e poi, dal 2014, al Leicester. Gli highlight della sua carriera sono 1) quella volta che fu rinvenuto privo di sensi dopo una rissa a Manchester (2013) e 2) quella volta che aggredì la sua (allora) fidanzata e si prese 300 ore di lavori sociali. Gli ordini di Ranieri sono chiari: fare meno danni possibile.

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Dif. centrale destro: Wes Morgan (#05)
Non so voi, ma io col caro vecchio Wes non ci vorrei litigare. Trentadue anni, di cui dieci passati nel Nottingham Forest, e un bicipite esplosivo – incredibile ma vero, la fascia di capitano che indossa per ora non si è mai spezzata. Una testata qui, un piedone là, quest’anno Morgan è stato quasi insuperabile: a oggi sono ben 13 le partite in cui il Leicester non ha preso gol. E questo buttafuori prestato al calcio, nonché capitano della nazionale giamaicana, ha fatto la sua parte.

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Dif. centrale sinistro: Robert Huth (#06)
A far compagnia a Morgan nel cuore della difesa c’è un altro armadio a otto ante. A 17 anni il tedescone (1.91 m) arriva al Chelsea con grandi aspettative. Ma, ohibò, dal nulla spunta Roman Abramovič, il quale nel 2003 compra mezzo mondo: al giovane Robert vengono concesse poche opportunità, anche perché davanti a lui ci sono Terry, Gallas e Carvalho. Nel 2006 lo acquista il Middlesbrough, dove giochiccia per tre stagioni. Poi arriva lo Stoke City che, con Tony Pulis al timone, diventa l’emblema del calcio inglese (degli anni ’80): quattro marcantoni in difesa, due mastini in mezzo al campo e tanti lanci lunghi e cross per il pennellone di turno in attacco (es: Peter Crouch). Dopo un paio di stagioni con svariati infortuni, nel febbraio 2015 lo compra il Leicester, nel disperato tentativo di rattoppare una difesa colabrodo. Ora come ora, nonostante la desolante lentezza, è uno dei migliori centrali della Premier League. Mistero.

Terzino sinistro: Christian Fuchs (#28)
In teoria il titolare sarebbe Jeff Schlupp, al Leicester sin dai tempi delle giovanili. Ma al momento, anche per via degli infortuni occorsi al ghanese, a dare l’anima sulla fascia sinistra c’è il buon Fuchs. Capitano della nazionale austriaca, questo tipico esemplare di terzino vecchio stampo (capacità polmonare immensa, rimesse laterali lunghissime, un piede discreto e l’altro non esistente) si è trasferito in Inghilterra nel giugno 2015 a parametro zero ed è quindi al suo primo anno con le Foxes. Prima, anni di sgroppate nelle praterie austriache (Mattersburg) e tedesche (Bochum, Mainz, Schalke 04).

Ala destra: Marc Albrighton (#11)
Albrighton è il prototipo dell’ala che preferisco: relativamente basso, ossuto, disposto a correre su e giù per la fascia dal fischio d’inizio agli ultimi secondi di recupero, con ottima propensione all’assist – a discapito della freddezza sottoporta. Inoltre, in fase di non-possesso, è uno di quelli che, dipendesse da lui, comincerebbe a pressare gli avversari non appena questi scendono dal pullman, fuori dallo stadio. Considerato un ragazzo con ottimi margini di crescita, Albrighton non è mai sbocciato definitivamente all’Aston Villa, squadra in cui è cresciuto da quando aveva 8 anni. A fine 2014 i Villans non gli rinnovano il contratto e lui finisce a Leicester: sotto Pearson è un utile riserva, con Ranieri diventa il proprietario della fascia destra.

Cen. centrale destro: Danny Drinkwater (#04)
Danny Drinkwater, o se preferite, Daniele Bevilacqua, è considerato uno dei simboli di questo Leicester dei miracoli. Centrocampista di discrete potenzialità, il nostro Bevilacqua si fa tutta la trafila delle giovanili al Manchester United, senza mai debuttare in prima squadra. Dal 2009 al 2012 gira il Regno Unito in prestito, fino a quando il Leicester decide di puntare su di lui. È uno dei trascinatori della squadra che conquista la promozione in Premier League e ora, insieme al capoccione di cui parleremo cui sotto, sta impressionando per solidità e continuità in mezzo al campo. Qualche giorno fa è stato convocato per la prima volta in nazionale e – i più sensibili si coprano gli occhi – alcuni lo considerano il nuovo Pirlo inglese. A dimostrazione che l’Inghilterra, al momento, non è messa proprio benissimo.

Cen. centrale sinistro: N’Golo Kanté (#14)
Facilmente riconoscibile in campo per la capoccia di dimensioni non indifferenti, N’Golo Kanté è un cosiddetto tuttocampista. Recupera palloni, scartavetra tibie, regala assist e segna gol con una facilità imbarazzante. Arrivato in estate dal Caen per 8 milioni di euro, ne vale già parecchi di più. Anche lui, come Drinkwater, è stato convocato per la prima volta dalla sua nazionale alcuni giorni fa e ha esordito nell’amichevole tra Francia e Olanda (3-2). Senza di lui, il Leicester è parecchio più stitico in fase offensiva, come si è visto nelle poche partite saltate per infortunio. In estate molti club lo metteranno nel mirino, poco ma sicuro.

Ala sinistra: Riyad Mahrez (#26)
Ecco, Mahrez è il perfetto opposto del soldatino Albrighton. Alle sgroppate in fascia preferisce gli slalom al limite dell’area, disdegna i cross dalla linea di fondo ma dispensa dribbling ubriacanti seguiti da assist precisi o tiri imparabili. Attualmente è a quota 16 gol e 11 assist. Non male per uno arrivato in Inghilterra dal Le Havre ignorato praticamente da tutti (qui un tweet parecchio indicativo). L’esplosione di quest’anno ha attratto l’interesse di parecchie squadre europee, resta da capire se il nazionale algerino (titolare già ai mondiali brasiliani del 2014) lascerà le Midlands per luoghi più esotici.

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Seconda punta/trequartista: Shinji Okazaki (#20)
Be’, oddio, trequartista è un po’ una bestemmia. Il simpatico Shinji ronza in continuazione tra le linee avversarie con lo spirito di abnegazione tipico dei calciatori asiatici. Ogni tanto si fa vedere in area, più spesso dà una mano a centrocampo. Esploso tra le fila dei temibili Shimizu S-Pulse, il giapponese più amato delle Midlands ha portato la sua tigna in Europa, prima allo Stoccarda (dal 2011 al 2013), poi al Mainz (2013-15), per poi finire a Leicester. Non chiedetegli caterve di gol, non ve le darà. Ma sputerà sangue su ogni pallone fino a quando le gambe reggeranno, quello sì. Certo, se si mette pure lui a fare il fenomeno (vedere gol vittoria contro il Newcastle), forse la Premier non è più soltanto un sogno.

Southampton v Leicester City - Premier League

Prima punta: Jamie Vardy (#09)
Quanto amo quest’uomo? La grinta che emana Giacomino Vardy è qualcosa di commovente. Avrete già sentito la sua storia, ma un riassuntino non fa male di certo. A 16 anni inizia a giocare nel club dilettantistico Stocksbridge Park Steels. Se consideriamo la Premier League la prima serie del sistema calcistico inglese, Vardy si trova all’ottavo livello – quella che in Italia è la Seconda Categoria. Qui resta fino ai suoi 23 anni, tra risse al pub e campi disastrati, incassando un lauto rimborso spese mensile da 120 sterline e affiancando al calcio il lavoro in una fabbrica per la produzione di splint medici. Nel 2010 lo compra l’Halifax, squadra con cui segna 27 gol e vince la Northern Premier League Premier Division (settima serie inglese, la nostra Prima Categoria). Nel 2011 arriva il Fleetwood Town, squadra di National League (quinta serie inglese, la nostra Eccellenza). Anche qui campionato vinto, anche qui una vagonata di gol: 34 in 42 partite stagionali. Nel 2012, per la cifra storica – per dei dilettanti – di 1 milione di sterline, Jamie Vardy passa al Leicester, che allora militava nella Championship, la nostra Serie B. Il resto è storia recente: il primo anno è un mezzo flop, ma nel secondo arrivano 16 gol e la promozione in Premier League. La scorsa stagione solo 5 gol, mentre quest’anno siamo già a 19 – di cui 13 consecutivi, record assoluto in Premier. È arrivata pure la convocazione in nazionale, e giusto settimana scorsa è arrivato il primo gol (e che gol!) con la maglia dei Tre Leoni.

Tutto questo per dirvi che da qui al 15 maggio siete moralmente obbligati a tifare Leicester City. Questi undici ragazzi stanno vivendo un sogno, ma tra sette partite questo sogno potrebbe diventare storia.

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24 pensieri su “Siamo volpi, costruiamo miracoli… parola di Fra

  1. Figata questa cosa. Mi piace… e poi Fra è bravissimo a parlare di calcio!
    Sarebbe da fare una cosa simile per l’Arsenal! 😉

  2. L’ha ribloggato su Do as I say, not as I doe ha commentato:
    Perché a Leicester stanno provando a fare la storia, e pareva brutto ignorare gli artefici della più bella favola calcistica degli ultimi anni. In un articolo per Colpoditacco, la presentazione degli undici improbabili eroi in cima alla Premier League.

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