Il calcio unisce i continenti anche davanti a una pizza

Il calcio è solo un gioco. In tanti lo dicono, ed è forse vero. Ma è un gioco che abbatte tutte le distanze. Citando Venditti (concedetemelo) in “Grazie Roma” lo spiega benissimo: “Dimmi cos’è, che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo. Dimmi cos’è che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani…”. Questa l’ho sempre trovata una grande verità.

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Il calcio unisce le persone – quando non le divide il tifo malato, ovviamente – che in apparenza non hanno nulla in comune. La passione per il calcio va al di là della lingua, della razza, della nazionalità e del sesso. E’ un linguaggio universale.

Per due ore, l’altra sera, ha unito me e un ragazzo del Gambia. Ha facilitato la nostra conversazione, la nostra conoscenza. A fare da sottofondo c’era Torino-Milan ed è stato un attimo arrivare a parlare della Coppa d’Africa e del fatto che lui tifa Camerun e Senegal (quest’ultima per la prima volta, “perché un gambiano non tifa mai Senegal, ma quest’anno ci sono Keita e Koulibaly”); di Samuel Eto’o e che da piccolo lo chiamavano così quando giocava per strada a pallone; e che prima di arrivare in Italia già conosceva il Milan, l’Inter, la Roma e la Juve. Juve che tra l’altro odia. Oh, ci sono tradizioni che arrivano fino all’Africa subsahariana. Non le ferma nemmeno il deserto!

Per una serata in compagnia con pizza e vino, il calcio può essere un argomento di conversazione, un trait d’union tra due persone che sulla carta non hanno nulla in comune, ma che alla fine non sono più così lontane. Le unisce una passione comune: il pallone!

“Di George Weah che mi dici? Il primo giocatore africano a vincere il Pallone d’Oro”

“Non lo conosco”

“Non lo conosci?!”

Allora ho capito che c’è qualcosa che non si supera… il fattore anagrafico. Perché quando Weah vinceva in Europa e io compravo la sua maglia, il ragazzo del Gambia era nato da poco. Eh… la vecchiaia!

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Non mi conquista nemmeno l’Italia…

Oggi da brava dovrei parlare della Nazionale che si è qualificata a Euro 2016. E pure con un turno d’anticipo. Accipicchia!

Sabato pomeriggio c’ho provato a guardare la partita, mi ci sono messa d’impegno, ma nulla… dopo un po’ mi annoio. Quest’Italia non riesce a coinvolgermi. Non sento l’eccitazione e l’entusiasmo che ho, quando guardo altre gare.

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E’ un po’ come quando cerchi di farti piacere un ragazzo che avrebbe tutte le carte in regole, che potrebbe essere quello giusto, ma che non ha quella marcia in più per coinvolgerti e quindi… niente scintilla. Ci provi a fartelo piacere, ma nulla… è più forte di te!

Ecco, la stessa cosa mi succede con la Nazionale: cavolo è l’Italia, dovrebbe piacermi…
Poi magari durante gli Europei mi conquisterà e sarò la prima a dipingermi la faccia e a indossare la maglietta – maglietta che ho di Balotelli, quindi se non lo convoca sarò un po’ ridicola – ma per ora è così… quest’Italia non mi conquista!
Ha un gioco noioso, giocatori mediocri e un allenatore che non sopporto… ditemi voi perché la dovrei sostenere? Per lo spirito patriottico…?!

Donne nel derby… della Lanterna (i loro racconti)

Le donne raccontano il loro derby. Stasera si gioca Sampdoria-Genoa e per questo mi sono fatta raccontare da Enrica, “molto tifosa genoana” come si definisce lei, come vive la partita.

Carolina Hurricanes v New York Islanders

Il derby a Genova dura 365 giorni, ma quando si avvicina la partita l’adrenalina sale alle stelle. Al lavoro, nei bar, in palestra, nell’autobus… ovunque si parla e si respira aria di derby. Ovviamente anche in famiglia, dove tutti hanno “un rivale”. Io ad esempio ho mia mamma, che tifa Sampdoria. E’ capitato raramente di vedere la gara insieme, ma non mancano sfottò sia prima che dopo!
Il giorno del derby poi l’adrenalina e l’entusiasmo sono ancora più palpabili e questo vale per tutti, non solo per chi va a vedere la partita.
Chi va come me allo stadio segue un rito particolare: prima cosa c’è la vestizione coma maglia e sciarpa, poi partenza verso lo stadio in largo anticipo. Lungo il tragitto vedi gruppi o coppie di persone con sciarpe del Genoa e della Sampdoria, che vanno insieme per separarsi solo in prossimità dello stadio. E’ bellissimo!
Poi la partita inizia. Anzi, prima c’è la coreografia! Emozione pura, uno vero spettacolo! La gara non si guarda quasi, perché si canta, si soffre, si urla. E se si vince è impagabile! Se ne parla per mesi, a volte anche per anni!
Amiamo giocatori che non hanno combinato nulla nella loro permanenza al Genoa, ma hanno segnato nel derby quindi sono diventati dei miti!”.

Poi c’è Ilaria che il derby lo vive anche in amore: “Io tifo Genoa, mentre il mio ragazzo Sampdoria. Stiamo insieme da tanti anni. Premesso che siamo entri abbonati e che quindi lo stadio è una cosa sacra, la settimana pre-derby litighiamo sempre senza motivo e dopo il derby, almeno che non finisca in parità, ti assicuro che per due o tre giorni non ci vediamo per evitare la rissa”.