L’imprevedibile virtù dell’essere Higuain (Gintoki dice la sua)

Quindici anni fa lessi su un diario al liceo: “Il destino è la strada che separa la rassegnazione dall‘ostinazione”. A parlare è Gintoki, che da napoletano ci racconta Higuain.

La strada di Gonzalo Higuain di questa stagione parte il 31 maggio 2015, al minuto 31 del secondo tempo. In campo Napoli e Lazio si stanno giocando l’accesso ai preliminari di Champions League. Il punteggio è 2 a 2, dopo che i biancocelesti nel primo tempo avevano segnato con Parolo e Candreva i gol che sembravano aver chiuso al Napoli ogni speranza. Higuain aveva rimesso la partita in equilibrio e, al summenzionato minuto 31, sul dischetto del rigore aveva davanti il pallone per completare l’opera di rimonta. Come nei migliori film, essere l’eroe che salva la baracca, il condottiero che si erge a trascinare i suoi fuori dal pantano verso la vittoria.

Dato che lo sport, per fortuna o purtroppo, non è un’invenzione di Hollywood, l’esito è stato diverso e quel rigore è finito in Curva. La Lazio poi vinse l’incontro per 4 a 2.

Udinese Calcio v SSC Napoli - Serie A

Da quel momento sarebbe potuto accadere di tutto. Stampa e opinionisti hanno spesso lasciato spazio alla fantasia nelle loro analisi. Higuain scontento. Higuain va via da Napoli. Higuain stanco dell’ambiente. Higuain sconfortato dal non vincere. Higuain rassegnato.
La strada di Higuain quest’anno è stata invece quella dell’ostinazione. Del perseguire col tentare di scrivere il finale di quel film e vincere a Napoli. Ad avviso di chi scrive, la testardaggine è un marchio caratteriale che rappresenta l’intera sua storia sportiva. E anche quella personale, visto che da bambino sconfisse una meningite fulminante.

Gonzalo Higuain, a guardarlo, non comprendi cosa abbia di speciale. Non ha il piede di Cristiano Ronaldo, il dribbling di Lionel Messi, la prepotenza fisica di Didier Drogba, il fisico curato in modo maniacale di Edinson Cavani. Proprio con quest’ultimo si son fatti paragoni. Higuain ingrassa, Higuain è appesantito, si è detto spesso.

E allora proprio non sai cosa sia a dargli quel qualcosa in più. Gonzalo Higuain è la rivincita dell’uomo comune. È lo schiaffo in faccia al limite, perché ciò che il numero 9 del Napoli fa ogni partita è cercare di inventare un modo per superare quella barriera tra la normalità e la classe. Ogni gol necessita di essere creato da zero, spesso seguendo la strada che nessun altro percorrerebbe. Come esempio basta il recente gol del 2-1 contro il Genoa: https://www.youtube.com/watch?v=wFNWYojyiZA

Hamsik si gira e vede Higuain scattare tra la linea di due difensori. Gli serve la palla sui piedi, ma così non può andare in profondità. In quel momento il cervello di Higuain deve decidere se insistere per tentare di procedere verso la porta o bloccare la palla e mandare fuori tempo i difensori, creandosi uno spazio tra essi. Sceglie la seconda opzione. A quel punto la via per sta però per chiudersi, con l’arrivo di un terzo avversario in scivolata. L’unica possibilità è cercare di far passare la palla in quella saracinesca che sta per incastrarlo e mandarla nel punto in cui il portiere, a meno che non scatti in anticipo (cosa che Perin non fa, al secondo 00:09 si vede il tiro che è già partito e lui che sta solo in quel momento dandosi la spinta per lanciarsi), non può arrivare.

Il confronto con il limite si può cogliere anche dal suo modo di esultare. Ogni calciatore ha il proprio, alcuni eccedono nelle stravaganze e il calcio italiano ne ha viste molte, tra mitragliette e capriole e trenini. Higuain quando gioisce sembra che lasci andare una scarica di tensione. Come a dire “Finalmente. Ce l`ho fatta, io, io (spesso ha esultato indicando sé stesso) ci sono riuscito ancora”.

Lo si nota nel nervosismo con cui sembra approcciare ogni incontro, quel modo di fare ombroso e incupito che lo fa sembrare uno che vorrebbe fare un altro mestiere. Eppure, a differenza di calciatori che sembrano davvero scendere in campo solo perché costretti per guadagnarsi il gettone, Higuain non si tira indietro. Lo vedi andare, da solo, a pressare il portiere avversario come facevi tu da ragazzino che se non rincorrevi il pallone nessuno te lo avrebbe dato. Dopo lo vedi inveire contro i compagni che non lo seguono nel pressing.

Perché l’altra virtù dell’argentino di Brest (è nato in Francia) è quella di esigere sempre il meglio. Anche a costo di rischiare di perdere tutto. In questo sembra un personaggio dostoevskijano. Un protagonista dominato dalle proprie passioni, che mette tutto in gioco rischiando, come succede, di perdere.
Higuain fino ad ora ha realizzato 30 gol, una sinfonia continua di una stagione che sembrava perfetta. Fino alla trentunesima giornata del 3 aprile scorso. Ancora una volta, il numero 31 gli è infausto. Forse a Napoli qualcuno dovrebbe giocarselo al Lotto insieme al 9.

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Ha perso tutto. La possibilità di lottare per lo scudetto con il Napoli, seppur di domenica in domenica la speranza si riduceva per l’incredibile forza della Juventus e il braccino corto che stava arrivando ad alcuni giocatori azzurri. Vede farsi irraggiungibile il traguardo del record di reti di Nordahl e la conquista della Scarpa d’Oro, a meno di riduzioni della squalifica.
Quello che è successo sul campo di Udine lo hanno visto tutti. La sua reazione rabbiosa ha del riprovevole. Un calciatore che gioca a quei livelli, un campione, non può avere scatti di nervi come un impiegato in una partita di calcetto del sabato tra colleghi.

È proprio così. Tranne il fatto che forse per Higuain il calcio è ancora quello: un gioco, un gioco in cui, come tutti quanti noi, detesta perdere. Lui ci prova a vincere, mette la volontà, sempre, anche se questa, da sola, non basta. Higuain non è onnipotente né mostruoso e non può tutto. Spesso lo si può veder sbagliare cose semplici oppure essere messo in ombra da un difensore normale ma più implacabile di una volante con l’alcool test il sabato sera.
Quanto è accaduto a Udine non è lo scatto isterico di una primadonna. È la caduta dell’eroe, perché in uno sport che di sportivo non ha più nulla, fatto di show, cifre, copertine e milioni (denaro che, ovviamente, neanche Gonzalo Higuain disdegna), un calciatore che lascia andare anche lacrime di frustrazione in campo ci mostra che esiste anche un essere umano.

36 pensieri su “L’imprevedibile virtù dell’essere Higuain (Gintoki dice la sua)

  1. Uno scritto di rara bellezza. Complimenti sei una raffinata esperta di calcio e di qualità umane dei calciatori. Fossi il padrone di tuttosport o del corriere ti assumerei subito. Naturalmente a patto che ogni tanto parlassi del mio Torino. 😘

  2. Questioni d’orgoglio, l’Udinese non aveva più niente da giocarsi e a molti non va giù l’accanimento delle piccole. Come il Lecce a Roma, il Perugia con la Juve e le lacrime di Ronaldo all’Olimpico con i piagnistei di Materazzi. Nessuno vuole perdere anche se con il loro stipendio vincono già tutti….

      • Perché? Quello che tu chiami “saltare i nervi” alla fine è solo orgoglio personale. Un vero professionista dovrebbe seguire le regole ma la parte irrazionale ti fa comportare in questo modo.

      • Certo, ma quando mi saltano i nervi do spettacolo ai soliti quattro pirla che giocano con me. Un professionista del calcio, oltre ad essere un modello per molti ragazzini, ha una visibilità mondiale. Se non ci pensa la società a multarlo io mi sarei autopunito con una somma da devolvere in beneficenza, dovrebbero farlo tutti, delle scuse non ce ne facciamo niente. Ormai succede troppe volte sui campi.

        Il grosso neo del calcio è che giustifichiamo troppo questi gesti, lo stadio diventa una zona franca dove tutto è permesso, dove l’educazione si scarica nel cesso con il resto della merda della nostra società. Violenza, ingiurie, sfottò, non fanno bene al calcio. Già viviamo in un mondo violento e permettiamo questo comportamento sdoganandolo con la scusa che fa parte di questo sport, cresciamo i nostri figli nel non rispetto. Poi ci lamentiamo se troviamo i blindati e l’esercito fuori dagli stadi.

        P.s. non stavo parlando di te, è solo un discorso in generale.

      • Sono d’accordissimo anche perché, per attaccare il “calcio” tutti fanno riferimento alla violenza, agli stadi come luoghi franchi e menate del genere… quindi se non ci fossero è ovvio che sarebbe meglio. Ma i nervi possono saltare, come sono saltati a Bonucci a Zinade e a tanti altri… benché è ovviamente sbagliato

      • Certo, bisognerebbe essere solo più duri, un po’ di polso, cavolo….. Caceres, dopo l’ennesima Ferrari distrutta, è stato estromesso dalla rosa. E Bonucci andava almeno multato dalla juve! Come con i bambini, un euro per ogni parolaccia, e il ricavato in beneficenza! Oppure fargli cadere la saponetta sotto la doccia…. 🙂

        Per la violenza negli stadi non basta estromettere il tifoso, ci vuole la galera come tutti gli altri reati. E’ brutto da dire ma bisogna prendere esempio dall’Inghilterra, s’inneggia solo per la propria squadra, sia che vinca, sia che perda, senza troppe proteste. Se ci sono riusciti loro….

      • Lo sai che nei settori giovanili sei l’arbitro sente parolacce o bestemmia da parte dei giocatori li ammonisce… questo è molto giusto. Dei sani sfottò ci stanno ma sono d’accordo su multe e provvedimenti anche tra i professinisti

      • Ho seguito mio figlio dai primi calci al professionismo e so come sono fiscali gli arbitri quando non hanno pressioni dall’alto come so che i sani sfottò, come li chiami tu, di quei coglioni dei genitori fanno male al calcio, specialmente a quei livelli, non sai quante ne ho viste. Il calcio si gioca in campo con un regolamento ben preciso, tutto il resto sta al buon senso delle persone. Secondo me, come la guerra di Troia è scoppiata con una sana scopata con la moglie del nemico, la violenza negli stadi è incominciata con dei sani sfottò. E’ così difficile seguire una partita tifando solo la propria squadra lasciando stare le mamme degli avversari??? Perché le stesse cose non succedono nel rugby o nella pallavolo?
        P.s. Tranne nel Basket, solo perché sono gli stessi pirla che trovi anche negli stadi di calcio…..

      • Quello che dici dei genitori è vero: mio padre ma lo ha sempre detto quando arbitrava e ora che va a vedere gli arbitri la storia è la stessa…
        Ok, allora se il Milan perde domani sera non mi dirai nulla 😉 Niente sfottò 😛

  3. Pingback: L’imprevedibile virtù dell’essere Higuain (Gintoki dice la sua) | Shock Anafilattico

  4. Bellissimo scritto di Gintoki. Higuain è un caso particolare… non amo particolarmente la squadra del Napoli, ma lui ha quella caparbietà che ti impressiona.
    Sente di avere una missione: essere più grande Maradona per poter essere uguale a lui agli occhi della gente.
    Un compito che distruggerebbe un gigante.

  5. Ti ringrazio per questo articolo, veramente non seguo molto il calcio, però basta poco per accorgersi che oggi giorno, contano più le copertine, le belle donne, la evasione fiscale, i milioni naturalmente; e tristemente lo sport viene accantonato in un angolo.
    E bello sapere che restano sportivi che ci tengono al calcio, come quando erano bambini.

  6. Beh Gintoki sarò stato bravo ma poiché io di calcio non ci capisco na benemerita mazza (e non di baseball!) direi che vado a fidamme!
    Un sorriso per te e buona serata 🙂

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