Il cucchiaio non è quello per mangiare il gelato…

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Voglio iniziare con un post che spieghi in particolare alle donne (ma non solo) alcune cosucce sul calcio, perché, diciamoci la verità, la maggior parte di noi non ama particolarmente il calcio, ama di più i calciatori. Di rado commenta una partita dando un giudizio tecnico-tattico sul gioco. L’occhio cade sul nuovo tatuaggio o su un particolare taglio di capelli del giocatore di turno. Diciamo la verità (anche se un po’ mi rattrista!), più che giudicare il gioco a zona e gli stop a seguire, dalla bocca di una ragazza escono spesso frasi del tipo: “Quanto è figo”, “Ma chi è quello con la maglia a righe?”, “Però con i capelli corti stava meglio”. Per questo ho pensato di spiegarvi qualche parola calcistica, giusto per non farvi confondere con quelle che solitamente usate nel quotidiano. Non credete, ma il calcio è più vicino a voi di quanto pensiate!
Ok! Unendo il linguaggio femminile con quello calcistico cercherò di spiegare qualche regola e parola tecnica che si possono sentire durante una telecronaca, così da evitare domande imbarazzanti e commenti da “femmina ingenua”.
Come prima cosa, durante una partita di calcio si affrontano due squadre, questo deve essere chiaro: due come le scarpe e gli orecchini. Ogni squadra è formata da 11 giocatori, uno in meno degli apostoli e uno in più dei comandamenti. Lo scopo è mettere la palla nella rete avversaria, la rete, non ha nulla a che fare con le calze o con la pesca.
A difenderla c’è il portiere l’unico che può prendere la palla con le mani e che non indossa i guanti per essere più elegante o perché è il più freddoloso del gruppo, ma per fermare la palla più facilmente. Da non confondere con il portiere che ti ritira la posta e ti annaffia le piante quando vai in vacanza. In campo oltre ai calciatori ci sono anche altre sei persone vestite in modo diverso. Quello in mezzo al terreno di gioco, che fischia come un capo stazione è l’arbitro, mentre quelli con la bandierina in mano a bordo campo non sono dei tifosi “con un posto in prima fila”, ma sono i guardalinee, che aiutano l’arbitro nel far rispettare le regole. Infine, oltre al quarto uomo a bordo campo (una specie di riserva dell’arbitro) da qualche tempo ci sono altri due individui dietro le porte, che controllano se il pallone è entrato regolarmente. Passiamo ora a spiegare qualche parola tecnica.
Come prima cosa il cartellino (giallo e rosso) che serve per l’ammonizione in caso di scorrettezze. Anche se ha lo stesso nome, non ha niente a che vedere con quello attaccato ai vestiti su cui è indicato il prezzo e la taglia.  Spesso durante una telecronaca si sente parlare anche di colpo di tacco e colpo di testa: il colpo di tacco non si fa con il tacco 12 e il colpo di testa non è spendere mezzo stipendio per una borsa. Sono invece due modi di passare il pallone ad un compagno. Il cucchiaio invece è un particolare tiro, che spesso viene fatto durante un calcio di rigore, nulla di più distante da quello che si usa per mangiare il gelato o per girate il sugo. Altro termine molto usato è: la punizione. Non ha niente a che vedere con quella che ci infliggeva la mamma da piccole perché avevamo disubbidito. Nel calcio è un tiro che viene assegnato quando si subisce una scorrettezza, o in gergo tecnico, un fallo. Per finire… c’è appunto il fallo, che è un danno verso un giocatore avversario… altre spiegazioni sono solo superflue! Ah dimenticavo! Vince la squadra che fa più gol e per evitare pessime figure è bene informarsi anche su chi sono le squadre che giocano. Buon calcio, donne!

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9 pensieri su “Il cucchiaio non è quello per mangiare il gelato…

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